A Milano c’è uno strano caso che riguarda i traduttori giurati. Prima di parlarne, però, è bene fare un passo indietro e spiegare, in breve, a cosa si fa riferimento quando si parla di traduzione giurata. Questa è una procedura indispensabile per fare in modo che un documento redatto in una certa lingua abbia valore legale anche nella lingua in cui viene tradotto. C’è bisogno della traduzione giurata, per esempio, per le patenti, per i titoli di studio, per i documenti di identità: insomma, per tutti i documenti ufficiali, inclusi i libretti di circolazione delle auto, le sentenze dei tribunali, gli atti notarili, i certificati di matrimonio, i contratti tra privati, gli stati di famiglia e i certificati di divorzio. Si parla di traduzione giurata in quanto la traduzione viene autenticata dopo che il traduttore presta un apposito giuramento: ciò può avvenire presso la cancelleria del tribunale di riferimento, ma anche davanti a un notaio o a un giudice di pace.
Perché, quindi, a Milano c’è uno strano caso relativo ai traduttori giurati? Il fatto è che all’ombra della Madonnina negli ultimi anni il numero di atti di giuramento necessari a conferire valore legale ai documenti si è moltiplicato: spesso, però, le traduzioni non vengono affidate a professionisti, ma a traduttori improvvisati, che hanno una padronanza molto carente della lingua italiana o di quella della traduzione. Ne sono derivati, quindi, diversi casi di documentazioni false, con le conseguenze facilmente prevedibili: in parole semplici, problemi sia per le forze dell’ordine che per i funzionari dei tribunali e delle procure, che si sono trovati ad avere a che fare con documenti senza alcun valore legale.
Ecco, dunque, che per prevenire ed evitare il ripetersi di situazioni di questo tipo il presidente delegato del tribunale di Milano ha imposto delle regole nuove per i traduttori giurati, stabilendo che, dal luglio del 2015, possono prestare il giuramento per le perizie o per le traduzioni di fronte al funzionario del tribunale meneghino unicamente coloro che sono iscritti alle associazioni professionali di interpreti e traduttori riconosciute in base alla legge numero 4/2013, all’albo dei consulenti tecnici d’ufficio del tribunale per la categoria dei traduttori o interpreti e agli elenchi ufficiali di interpreti e traduttori degli enti con rilevanza pubblica. Lo scopo di tale disposizione è, appunto, quello di fare in modo che nell’ambito della traduzione dei documenti ufficiali vi sia un controllo maggiore e più efficace.