Da presidente del Consiglio aveva candidato Milano come sede dell’Expo 2015, portando a casa la vittoria nel marzo 2008.
Romano Prodi senza avere un ruolo istituzionale, ha deciso di collaborare perché l’Expo 2015 di Milano sia un evento che lasci un segno e un’eredità.
Prodi incontrando il sindaco Pisapia e l’assessore Tabacci ha detto di voler portare idee, sensibilizzando le istituzioni nazionali e internazionali, le università e i centri di ricerca.
«Prodi ha dato la sua disponibilità a collaborare — spiegava Tabacci — in modo che dell’appuntamento del 2015 non rimanga la discussione sulle aree ma qualcosa che resti alla città, per esempio sul tema delle acque».
Non sarà un consulente come gli altri, l’ex premier (e di certo il suo impegno sarà a titolo gratuito): reduce da un viaggio in Cina e in procinto di partire per la Corea, Paesi che sull’Expo possono suggerire nuove idee, Prodi ha voluto riprendere in mano le fila del progetto che tanto aveva sostenuto all’epoca della candidatura contro Smirne.
In un intervento sul Messaggero, Prodi ha ribadito: «Nei prossimi mesi cominceranno i grandi lavori di preparazione, gli investimenti nelle infrastrutture, i progetti per i padiglioni: tutte belle cose, ma l’Expo di un Paese sviluppato può e deve mostrare cosa si deve fare per il più grande problema dell’umanità, quello di nutrire tutti gli abitanti del pianeta».