Diana Bracco, presidente Progetti speciali Ricerca e Innovazione e Expo 2015 di Confindustria, afferma “la gara di 91 milioni di euro dovrebbe essere pubblicata entro il 5 agosto per procedere con l’assegnazione, inizio dei lavori e apertura dei cantieri ad ottobre”.
Sarà lanciata la prima gara d’appalto per l’attribuzione dei lavori e potere così cominciare a costruire l’area che ospiterà l’Expo nel 2015. Secondo il progetto, a pochi chilometri da Milano sarà costruita un’isola circondata da un canale d’acqua e la zona sarà strutturata intorno a due assi di forte impatto simbolico: il Cardo e il Decumano della città romana. Una piazza di 4.000 mq sarà il centro di tutto lo spazio espositivo e poi dovranno essere edificati i lotti assegnati ai paesi partecipanti, i luoghi per le cerimonie ufficiali, il Lake Arena per ricevere 24.000 persone, l’anfiteatro per ospitarne fino a 8.000, sale multimediali, aree per l’accoglienza del mondo imprenditoriale e 160 edifici che ospiteranno Direttori e Commissari dei paesi partecipanti.
Ogni scelta è stata compiuta con l’idea di rispettare ed essere espressione del tema prestabilito: Nutrire il pianeta, energia per la vita. Quindi, ogni costruzione avrà una impostazione ecosostenibile, per cui le strutture potranno essere riciclate e sarà data grande attenzione alla raccolta differenziata dei rifiuti e all’efficienza energetica.
Il progetto è enorme ed è tutto da fare. Litigi, disaccordi, interessi ne hanno rallentato la realizzazione, perdendo di vista però una delle caratteristiche principali delle Esposizioni universali quale la possibilità per ogni paese di presentarsi al mondo intero e intrecciare relazioni internazionali per possibili sviluppi economici e culturali. Un messaggio che invece è stato ben recepito dai cinesi che lo scorso anno con l’Expo di Shanghai si sono imposti all’attenzione globale come nuova potenza emergente. Il governo di Pechino voleva mandare un messaggio preciso alla sua popolazione e al resto del mondo: “Guardate cosa siamo capaci di fare”. E i risultati sono stati eccezionali. Le autorità cinesi hanno raggiunto la cifra record di oltre 70 milioni di visitatori, hanno partecipato oltre 200 nazioni ed organizzazioni internazionali e, soprattutto, senza discussioni e troppi ripensamenti, hanno bonificato un’area industriale di oltre 5 chilometri quadrati nel centro della città che si estende su entrambe le rive del fiume Huangpu, nella zona di Pudong e di Puxi. Certo, non mancano le zone d’ombra, si parla pur sempre di un regime e per portare a termine il progetto, il governo ha espropriato diverse famiglie cinesi in cambio di un rimborso per comprare una casa in un’altra area della città.
L’Expo di Shanghai è stato motivo di orgoglio e di visibilità per una Cina ancora sconosciuta.
Nello stesso modo, l’Expo di Milano potrebbe essere un’opportunità per l’Italia, un mezzo per far emergere le eccellenze spesso apprezzate solo all’estero, una maniera per uscire dal provincialismo e aprirsi al mondo, una possibilità per risollevare l’economia del paese. Secondo uno studio dell’Università Bocconi, l’impatto economico potrebbe essere di 69 miliardi.
Sono previsti ingenti investimenti nella costruzione di infrastrutture, non solo legate allo spazio espositivo, ma anche collegamenti stradali e opere urbanistiche ad alto livello tecnologico. Poi bisogna contare le entrate dovute ai paesi che parteciperanno all’Expo e al crescente numero di turisti attratti da un evento internazionale, infine i costi di gestione della manifestazione e l’incremento degli investimenti esteri.
E’ da considerare un altro dato importante, cioè la creazione di 61.000 posti di lavoro nel decennio 2011-2020, infatti se molti lavoratori potranno essere assunti a ridosso dell’Expo, si calcola che gli effetti dureranno per diversi anni. Non è il caso quindi di perdere questo treno, di mettersi in condizione di far saltare l’evento, di diventare ulteriormente poco credibili sulla scena internazionale.
Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, assicura che “almeno il 56% della superficie totale dei terreni dell’Expo verrà destinata a parco”, con la conversione dell’area al termine dell’evento ma, nonostante ciò, rimangono molte reticenze e perplessità su eventuali speculazioni edilizie. La diatriba non sembra finire e, fino al 2015, molte decisioni saranno prese e molti ripensamenti compiuti. Ancora una volta, incapaci di valorizzare il paese, per l’Italia arriva un nuovo segno di apprezzamento dalla Cina che ha deciso di rendere il padiglione italiano, costruito per l’Expo di Shanghai, una struttura permanente. Forse a incidere sulla decisione è stato il grande successo durante l’esposizione con 7 milioni di visitatori, o probabilmente gli accordi in corso tra i due paesi. In ogni caso, da marzo, diventerà un luogo di incontro tra gli italiani e cinesi interessati a intrecciare relazioni economiche e culturali.