È boom di consumi per il cibo vegano, che si dimostra un settore in forte espansione. In realtà ad essere oggetto dell’attenzione da parte del settore agroalimentare e dei consumatori è l’intero stile di vita vegano, che segna un costante incremento nel consumo di prodotti sostenibili, biodegradabili e non testati su animali.
L’idea di base risale al 1944 quando la Vegan Society lancia una nuova filosofia di vita, mirata ad eliminare ogni tipo di sfruttamento degli animali. In pratica si tratta di escludere dall’alimentazione carne, latte, uova e miele. La scelta impatta su ogni aspetto della quotidianità per cui anche seta, lana e pelli sono bandite dall’abbigliamento. Nata come una scelta di vita un po’ estrema e di nicchia, oggi i prodotti vegani riempiono gli scaffali della grande distribuzione e conquistano anche i consumatori tradizionali.
Il boom del cibo vegano
Sugli scaffali della grande distribuzione acquistano sempre più spazio i prodotti targati veg. Si moltiplicano i marchi produttori e la scelta diventa sempre più ampia, non più limitata solo al tofù ed ai derivati della soia, sugli scaffali compaiono affettati, hamburger e bistecche, tutto rigorosamente vegano. La gamma di prodotti si diversifica ulteriormente ed oltre ai tradizionali preparati vegan si affacciano veri e propri piatti pronti, da acquistare e mettere direttamente in tavola.
Le aziende dell’industria alimentare hanno intercettato il trend in crescita ed hanno seguito i consumatori, dando risposta alle nuove abitudini con nuovi prodotti vegan. Il consumo che era iniziato come genere di nicchia, negli ultimi anni segna una continua espansione. Il mondo vegano viene promosso in eventi ad esso dedicati, come riporta Mag.ricetta.it in occasione dell’ultima fiera VeggieWorld tenutasi a Milano. Le degustazioni, gli workshop e gli stand diffondono la cultura vegana, fondata sul rispetto e sulla tutela degli animali e al contempo conquistano il cuore ed il palato di nuove fasce di consumatori.
I vegani flexitarians
Gli studi di mercato hanno messo in luce come gli alimenti vegani siano entrati nella dieta anche dei cosiddetti flexitarians, ossia quei consumatori che occasionalmente acquistano questi prodotti. I motivi della scelta sono i più diversi. In alcuni casi le ragioni sono di tipo etico, dettate dalla volontà di orientarsi verso prodotti più sostenibili e green, di fatto la produzione di vegetali assorbe meno risorse rispetto alla produzione di carne rossa e produce minori emissioni di gas serra. In altri casi la decisione è motivata da esigenze di benessere personale, le persone ricercano una dieta light, povera di grassi e di colesterolo. Il consumo di cibi vegani in altri casi è sostenuto dalla presenza di intolleranze alimentari o dalla voglia di mantenere una dieta varia e salutare, ricca di legumi.
Per soddisfare questa clientela flexi le industrie alimentari hanno investito letteralmente milioni di dollari nella creazione di surrogati della carne, impegnandosi nello studio di combinazione di proteine vegetali ed in tecnologie avanzate per la lavorazione delle materie prime. Sono nati così gli hamburger vegani, che conservano l’aspetto, la consistenza ed il sapore di quelli tradizionali a base di carne di manzo, ma sono completamente vegetali. Alcuni in cottura rilasciano perfino il tipico fondo di cottura degli hamburger, con estratti a base di succo di barbabietola.
Sulla scia di queste novità anche piccole aziende italiane hanno iniziato a diversificare la propria produzione e specializzandosi nella creazione di surrogati della carne, creando perfino gli affettati vegani. Nei supermercati fanno la loro comparsa vaschette di affettati vegani pronte in tavola. Accanto alle grandi produzioni dei giganti dell’agroalimentare, nascono realtà artigianali che si focalizzano su piccole produzioni di qualità. Il trend va verso la realizzazione di carne non-carne, in linea con l’esigenza di realizzare un futuro più green, più rispettoso del pianeta e più sostenibile nel lungo termine.