Expo 2015: Storie di cibo, racconti di vita

di | 21 Agosto 2012

L’antologia “Storie di cibo, racconti di vita”, parla di vita che non può essere narrata se non attraverso il cibo.

Vita e cibo danno orignie ad un intreccio divertente o tragico, leggero o triste e serioso.

I testi che rappresentano anzitutto un modo diverso e originale di narrare il nostro rapporto col cibo e di indagare il contesto sociale che gli fa da sfondo. Accade attraverso una polifonia di voci e di stili attorno al grande tema dell’alimentazione per mettere in luce più visioni possibili e soprattutto per utilizzare, oltre al presente, anche la memoria. “Storie di cibo, racconti di vita”, pubblicato da Skira, costituisce la seconda tappa di un ambizioso progetto editoriale nato da una riflessione di Davide Rampello, oggi direttore artistico del Padiglione Zero di Expo Milano 2015 e, all’epoca dell’avvio del progetto, presidente della Triennale. Claudio De Albertis attuale presidente della Triennale ha raccolto il testimone dell’iniziativa sostenendola con entusiasmo come forma di collaborazione alla migliore riuscita di Expo Milano 2015 e come strumento per valorizzare e raccontare le tante qualità che fanno di Milano la nuova capitale dell’Expo. L’antologia, introdotta dalla prefazione della presidente di Expo 2015 S.p.A. Diana Bracco, affronta il tema dell’alimentazione grazie al contributo di un gruppo di scrittori, alcuni affermati altri emergenti, che secondo il registro della commedia, del dramma, della biografia, parlano di Milano e di cibo. Marco Amato, Nanni Balestrini, Silvia Ballestra, Rossana Campo, Chiara Daino e Lello Voce, Eleonora Danco, Luca Doninelli, Andrea Kerbaker, Paolo Marchi, Antonio Scurati, raccontano storie di una città attenta alle persone, all’incontro tra le persone e al tema del cibo.

L’antologia propone Milano come luogo ideale per l’elaborazione di proposte sui temi che sono al centro dell’Expo, sollecitando il lettore a ragionare sul futuro.

E poiché Milano ha rappresentato per generazioni di Italiani la “possibilità del cibo” – il lavoro, il guadagno, la speranza di una vita migliore – ecco che il sipario si è aperto su una storia che prende avvio nel Dopoguerra, epoca in cui Milano ha rappresentato l’orizzonte per tante persone che la città ha saputo integrare attraverso la cultura del lavoro. Expo Milano 2015 in collaborazione con Identità Golose, il congresso di cucina d’autore che trasforma Milano dal 2005 in una delle capitali della gastronomia mondiale, hanno deciso di portare in scena “Io cucino perché …” che Paolo Marchi, giornalista e curatore del congresso, ha voluto dedicare alla storica coppia della ristorazione milanese Aimo e Nadia Moroni. Toscani, entrambi figli di carabinieri, hanno conosciuto i dolori della guerra e compiuto l’inevitabile viaggio nella speranza verso nord quando erano ragazzini. Aimo arrivò a Milano nel 1946 e si mise subito a lavorare. Vendeva caldarroste d’inverno e gelati in estate. Nadia lo imitò sistemandosi, nel 1952, nella cucina di una zia. Aprirono il loro primo locale nel ’55 accanto alla Stazione Centrale e, quando arrivarono in via Montecuccoli nel 1962, non c’era nemmeno l’asfalto. Rilevarono un bar, Stella era scritto sull’insegna, profetica, con il gioco delle bocce e il ricordo della Cascina Arzaga, rasa al suolo 2 anni prima per fare spazio a quella che sarebbe diventata la Milano del boom economico.

Il Luogo di Aimo e Nadia è la storia e il presente della cultura gastronomica di Milano grazie all’energia della figlia Stefania e della nuova generazione di chef Fabio Pisani e Alessandro Negrini. Quella narrata sulle pagine e riproposta sul palcoscenico è la storia di una Milano autentica che inventa, che produce, che guarda al futuro. La storia perfetta per raccontare e contribuire, insieme ai racconti contenuti in “Storie di cibo, racconti di vita”, alla diffusione dei temi di Expo. La decisione di Expo Milano 2015 di pubblicare l’antologia è certamente un importante segnale in questa direzione. “Dieci racconti per iniziare, con l’intento di estendere il progetto oltre i confini italiani, ad autori internazionali, per pubblicare, da qui al 2015 – come annuncia nell’introduzione Davide Rampello – una collana che raccolga storie provenienti da tutto il mondo, con l’unico obiettivo che ogni storia ha, ovvero narrare la vita dell’uomo