«L’Expo 2015 sarà una grande vetrina per tutti quelli che vorranno esporsi»: sono le parole di Marcello Raimondi alla platea del Rotary Club Bergamo alla presenza anche degli assessori comunale e provinciale all’Expo, Andrea Pezzotta e Silvia Lanzani.
L’assessore regionale all’Ambiente parte da un punto fermo: «A Milano ci sarà un’esposizione universale completamente differente da quella di Shangai».
Che ha appena chiuso i battenti, raccogliendo 73 milioni di visitatori (a fronte degli 80 preventivati), ma al 95% cinesi. A Milano ne sono attesi 20, in maggioranza europei. Con una battuta, «il loro è stato l’Expo della città, il nostro della campagna». Ovvero la «grande raffigurazione che la Cina ha voluto fare a se stessa del processo di urbanizzazione che sta vivendo» contro un’autentica peculiarità del made in Italy: il cibo. «Perché dobbiamo essere chiari, noi non abbiamo vinto l’Expo per le infrastrutture, anche se il fatto di averle già in corso d’opera ci ha aiutato, ma per il tema». Quel «Nutrire il pianeta, energia per la vita» che rimanda all’alimentazione, dove l’Italia non ha pari. Semplicemente.
«Se uno pensa ai computer, il rimando è la Silicon valley: ecco, la Lombardia può essere la Food valley», spiega Raimondi, che rilancia con una provocazione: «Ma noi ne abbiamo la consapevolezza? Siamo la prima regione italiana per produzione agricola». E forse manco ce ne ricordiamo. Tradizioni che non si clonano. Ne discendono conseguenze ed opportunità per il territorio, con una premessa: «Quello cinese è stato un Expo virtuale, ricco di multimedialità, il nostro sarà un’esperienza». La possibilità cioè di toccare con mano, visitare e scoprire «tradizioni vecchie di 2-3000 mila anni che non si possono clonare».